La mia generazione non ha vissuto la liberazione. Ce l'hanno raccontata i nostri nonni, l'abbiamo studiata sui libri ma non eravamo presenti.
L'epoca che stiamo vivendo ci chiama innanzitutto ad una profonda riflessione e poi ad un impegno autentico e concreto.
Festeggiare la liberazione del 25 aprile, lo ripeto, è doveroso ma non sufficiente. Non basta andare in piazza e sventolare una bandiera (che quasi sempre è di una parte) e ripetere slogan. Non basta più.
C'è un gran bisogno di nuove idee e ancor prima di avere chiari i valori da cui ripartire. C'è un bisogno urgente di indicare che tipo di società vogliamo costruire da qui ai prossimi anni.
Una cosa mi è abbastanza chiara: cercare di cambiare o migliorare un sistema che ha come unico scopo la realizzazione del massimo profitto nel minor tempo possibile è una strada impraticabile.
E’ giunto il momento di immaginare nuovi modelli, di pensare diversamente e di convogliare le energie in progetti realmente alternativi che rimettano al centro il valore della comunità e il benessere di ogni essere.
Per uscire dall'individualismo di un sistema che ci vede tecnicamente connessi ma praticamente isolati.
Siamo solo all'inizio di un grande cambiamento che non farà rumore ma che già pulsa nei cuori di parecchie persone.
Antonio Sorbello